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Pino Arlacchi: la Cina da decenni sostiene l'idea di un mondo multipolare
"Per me è sempre un piacere venire in Cina, un Paese che io amo e che frequento da tantissimi anni", ha affermato in un'intervista rilasciata al Quotidiano del Popolo, l'ex vicesegretario generale ONU, Direttore del programma antidroga e anticrimine dell'ONU e sociologo di fama mondiale Pino Arlacchi, in visita a Beijing in occasione del XIII Dialogo degli Esperti Cina-Europa sulla Sicurezza del 18 marzo.
Arlacchi si è detto particolarmente soddisfatto del Dialogo degli Esperti Cina-Europa di quest'anno, in quanto l'attuale vivace situazione politica internazionale ha aperto un grande spazio per una cooperazione tra la Cina e l'Europa; cooperazione che nel dialogo dello scorso anno veniva considerata come prospettiva futura mentre ora è necessità immediata.
Infatti, secondo il sociologo italiano, l'attuale governo statunitense avrebbe finalmente dato le dimissioni dall'impero americano e accettato l'idea di un mondo multipolare. In tale contesto, per l'Europa, "orfana del grande padre americano che ha deciso tutto per lei negli ultimi cinquanta anni", si aprono diverse porte di cooperazione, prima fra tutte quella con la Cina, Paese che sostiene l'idea di un mondo multipolare da decenni.
La Cina si presenta come partner ideale per l'Europa e per il resto del mondo nel nuovo ordine mondiale multipolare. Questa infatti non aspira ad alcuna egemonia mondiale e sta rassicurando tutti di non voler prendere il posto degli Stati Uniti come gendarme del mondo, ha sottolineato Arlacchi.
Con alle spalle una lunga storia di relazioni con la Cina, dalla sua prima visita nel 1994, la partecipazione al comitato internazionale di tre esperti costituito dalla Repubblica Popolare Cinese sul tema della sicurezza dei Giochi Olimpici del 2008, e una serie di presenze e interventi a diversi dialoghi e forum organizzati dalla parte cinese, Pino Arlacchi ha acquisito una profonda conoscenza della storia e della politica cinese. Il concetto di pace della Cina, che Arlacchi analizza a fondo nel suo libro di prossima pubblicazione La Cina spiegata all'Occidente, è per il sociologo un concetto dal quale tutto il mondo avrebbe da imparare. "La Cina, i pensatori cinesi, i governanti cinesi hanno sviluppato un'idea negativa della guerra e della violenza internazionale, fin da almeno 600 anni prima di Cristo", ha affermato, menzionando Sun Tzu, autore dell'Arte della Guerra, secondo il quale il miglior generale è quello che vince la guerra senza combatterla. "La Cina ha avuto, alcune volte, fino a quattrocento anni di pace, senza combattere alcuna guerra internazionale".
Ed è proprio questo concezione negativa della guerra che ha la Cina a renderla un partner affidabile di tutti i Paesi del mondo che ripudiano la guerra. A prova di ciò, Arlacchi sottolinea la drammatica diminuzione delle spese militari della Cina rispetto al suo PIL.
La concezione di sicurezza della Cina, infatti, vede le minacce non militari come altrettanto e più importanti delle minacce di tipo militare. Fra queste, la minaccia ambientale, le minacce che derivano dall'uso distorto della tecnologia e le minacce derivate dalla mancanza di sviluppo mettono in serio pericolo la sicurezza mondiale. "La Cina vede nella promozione dello sviluppo economico dei Paesi uno degli antidoti fondamentali alle forze della violenza, del terrore e della invasione di altri Paesi", ha affermato l'ex europarlamentare, sottolineando l'originalità e la saggezza di tale visione, soprattutto alla luce del fatto che i "Paesi che riescono a svilupparsi economicamente sono Paesi sempre meno violenti, sempre meno aggressivi verso i propri vicini".
Parlando della lotta al terrorismo, suo altro campo di competenza, Arlacchi ha accennato all'ottima politica portata avanti dalla Cina nello Xinjiang, dove il problema terroristico è ormai stato rimosso da diversi anni. Ha poi criticato le accuse portate avanti dai media occidentali, che dipingono la lotta cinese al terrorismo islamico nello Xinjiang come un genocidio, come una politica di violenza di massa contro la popolazione, definendole "una narrativa falsa" e "uno stereotipo completamente sbagliato che bisogna combattere".
Quest'anno segna il 50° anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Unione Europea e il 55° anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia. A tal proposito, Arlacchi ha sottolineato che gli scambi tra Italia e Cina non si limitano agli ultimi 55 anni, ma risalgono almeno agli ultimi cinque secoli; "dall'arrivo dei gesuiti, di Matteo Ricci in Cina in poi, in Italia c'è sempre stata una corrente di apertura, di cooperazione soprattutto nel campo culturale con la Cina". In Italia sono presenti intere istituzioni che dedicano al rapporto culturale con la Cina gran parte della loro attività, ha indicato lo studioso.
Arlacchi si è detto molto fiducioso nelle prospettive delle relazioni tra Cina e Italia. Ha ricordato la firma del Piano d'azione per il rafforzamento del Partenariato Strategico Globale Cina-Italia (2024-2027) dello scorso anno che ha gettato solide basi per la cooperazione tra i due Paesi. "L'Italia, ha un grande interesse politico a sviluppare una cooperazione con la Cina su tutti i grandi temi internazionali, su cui esiste una fondamentale concordanza di vedute".
Per il futuro delle relazioni Italia-Cina, Arlacchi oltre a cooperazione economica e politica, ha auspicato a un aumento della cooperazione nel campo accademico e della ricerca scientifica. "È importante per me che la Cina consideri l'Europa e l'Italia, anziché gli Stati Uniti, come suo principale punto di riferimento negli scambi universitari", ha affermato, augurandosi che sempre più studiosi di scienze politiche cinesi frequentino università europee. "Mi piacerebbe molto vedere gli studiosi cinesi nel campo delle scienze sociali dialogare più con gli europei e un po' meno con gli americani".
Infine, Arlacchi ha sottolineato che "l'integrazione eurasiatica è il nostro futuro". È necessario costruire un'unità, un'integrazione euroasiatica da Lisbona fino alla costa orientale della Cina, in cui ci sia un duplice flusso di scambi economici, culturali, politici e di persone, da ovest verso est e da est verso ovest. "Alla fine, questo flusso plurisecolare che è l'unità eurasiatica prevarrà e avremo un grande rapporto di amicizia e forti scambi tra Europa, Russia, Cina e tutta l'Asia".
[Fotografia: Yuan Meng, Zhang Ruohan, Liu Feng (tirocinante)]
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